Pogona

INTRO

La Pogona Vitticeps, detto anche Drago Barbuto, vive nei deserti australiani e può raggiungere i 60 cm. Viene

chiamato Drago Barbuto per le sue spine lungo il corpo e per la barba spinosa che presenta sotto la gola che è in grado di

gonfiare. In natura, il colore ancestrale (standard) della Pogona, varia da un grigio scuro ad un marrone chiaro, mentre il

ventre rimane bianco. Negli ultimi anni sono nati vari Morph, cioè delle mutazioni genetiche selezionate naturalmente dall'

uomo. La Pogona Vitticeps è senza dubbio il rettile più ''amico dell' uomo''. E' un sauro curioso e accetta il cibo dalla tua

mano. Alcuni soggetti non rifiutano di essere manipolati per ore. Molto facile da allevare grazie alla sua tranquillità e

robustezza.

 

SCHEDA COMPLETA

Classe: Reptilia

Ordine: Squamata

Sottordine: Sauria

Superfamiglia: Iguania

Famiglia: Agamidae

Sottofamiglia Agamidae: 50 Generi

Genere: Pogona

 

Il Drago Barbuto dalla Testa Striata, Pogona vitticeps, appartiene agli agamidi, famiglia di sauri che comprende circa

trecento specie in due sottofamiglie (agamini - cui appartengono anche i draghi barbuti - e leiolepini - cui appartengono gli

uromastici e le agame farfalla) e cinquantadue generi, distribuiti quasi esclusivamente nel vecchio mondo, soprattutto nelle

regioni tropicali e subtropicali.

 

Il genere Pogona

Il genere Pogona, in passato denominato Amphibolurus, comprende otto specie. La sistematica di questo genere è ancora

in discussione per quanto riguarda specie e sottospecie. Solo tre specie sono relativamente comuni e facilmente reperibili sul

mercato: P. vitticeps la più comune, P. henrylawsoni e P. barbata.

Il nome comune dei Draghi Barbuti descrive una caratteristica della maggior parte delle Pogone, vale a dire la presenza di

un collare di spine sul collo, che eretto e con la cute in tensione ricorda una barba, impressione ulteriormente acuita dal fatto

che la cute cambia colore in marrone scuro o nero. Le specie in cui questa caratteristica è più marcata sono P. vitticeps, P.

mitchelli, P. barbata, P. nullarbor. La maggior parte possiede anche delle spine che corrono lungo i fianchi. In una

situazione di pericolo, i dragoni possono aprire la bocca e gonfiare il collo mettendo in mostra la barba, inoltre alzano il

corpo e lo appiattiscono lateralmente mostrandolo al pericolo.

Tutti i rappresentanti del genere hanno spine di diversa lunghezza sulla testa triangolare ed in file longitudinali sui fianchi.

 

ALLEVAMENTO POGONA VITTICEPS MORPH

 

schiena, all’incirca all’altezza delle spalle, si possono osservare piccoli campi di spine.

Le specie più piccole raggiungono i 30 cm, mentre le più grandi possono superare i 60 cm, di cui la coda rappresenta circa

la metà. Gli arti sono corti e robusti come anche le unghie. Il corpo è appiattito dorsoventralmente.

Tutti i rappresentanti del genere sono originari del continente australiano che hanno colonizzato interamente, ad eccezione

dell’estremo nord e della punta nord occidentale.

Sono animali diurni che abitano aree secche e calde, semidesertiche ed arbustive. Le postazioni preferite di riposo, controllo

del territorio ed insolazione sono arbusti, alberi e rocce. Sono onnivori e si alimentano sia di vegetali e frutta sia di qualsiasi

piccolo animale riescono a catturare. Sono tutti ovipari.

 

ANATOMIA DELLA POGONA VITTICEPS

 

Il corpo è appiattito dorso ventralmente, le zampe corte e robuste e la testa triangolare. Serie di squame localizzate

soprattutto ai lati della testa e sulla linea laterale del corpo sono modificate in spine. Le Pogone hanno la capacità,

particolarmente sviluppata nei maschi, di espandere i sacchi gulari a scopo intimidatorio e di corteggiamento, da qui il nome

comune di Drago Barbuto. L’espansione avviene grazie all’azione dell’apparato ioideo (un sistema di piccoli ossicini) e la

cute assume una colorazione scura, aumentando l’effetto visivo. Parte della mucosa orale (esclusa la lingua) può avere

colorazione gialla o rossa.

La colorazione ancestrale è variabile. Il colore di base può essere grigio di varie tonalità di marrone fino a rosso, variegato

sul dorso in base alla provenienza.

La variabilità cromatica nelle cucciolate è molto accentuata, non è quindi certo che da genitori con determinate

caratteristiche cromatiche nasca una progenie uniforme con gli stessi tratti. Può essere in ogni modo utile valutare la

colorazione del padre piuttosto che basarsi sulle tonalità dell’animale da giovane. La colorazione definitiva si evidenzia a

diversi mesi di vita (anche un anno).

La tonalità della livrea come in altri sauri è influenzata anche da vari altri fattori quali la temperatura, l’esposizione a luce

solare e raggi ultravioletti, lo stato emotivo del soggetto etc.

In cattività vive in media circa 10 anni.

 

HABITAT E COMPORTAMENTO AMBIENTALE

 

I Draghi Barbuti vivono in un areale molto esteso che comprende vari biotopi: deserti, savane, foreste semiaride, aree

secche ad arbusti. In linea generale sono zone a scarsa umidità atmosferica e soggette a fluttuazioni circadiane di

temperatura. Sono attivi di giorno ad una temperatura tra i 28 ed 40°C.

L’assunzione di liquidi avviene prevalentemente via alimentare con i vegetali, le scarse precipitazioni sono accolte con

entusiasmo e questo in cattività si rende evidente quando è spruzzata loro acqua, strofinano il ventre e la testa sul suolo

bagnato e se l’acqua è sufficiente si abbeverano.

Tendenzialmente tendono a termoregolarsi su punti elevati, quindi secondo il biotopo sceglieranno alberi, arbusti, rocce etc.

che permettono loro anche di controllare visivamente un determinato territorio. Al mattino quando si recano su questi punti

per innalzare la loro temperatura interna presentano inizialmente una colorazione scura, che permette loro di assorbire

maggiormente i raggi solari; quando raggiungono la temperatura corporea ottimale sono di colore chiaro e vivace e

abbandonano il "solarium" per iniziare l’attività giornaliera. Se la temperatura s’innalza eccessivamente assumono una

colorazione molto chiara e si rifugiano all’ombra. La loro temperatura corporea critica è di 44°C, vale a dire che muoiono

se la loro temperatura interna raggiunge i 44°C. È quindi chiaro che in cattività devono avere la possibilità di riscaldarsi

adeguatamente, ma anche di spostarsi in un luogo più fresco se si surriscaldano.

Per cacciare di solito cercano un buon punto d’osservazione ed aspettano il passaggio della preda. Predano un’ampia

varietà d’invertebrati ed all’occasione piccoli vertebrati come roditori, pulcini ed anfibi ed altri piccoli rettili (compresi

esemplari giovani della propria specie). Si nutrono anche di vegetali, che costituiscono anche il 50% della loro dieta, come

foglie, fiori e frutti, con una spiccata preferenza verso i fiori gialli.

Manifestano un certo grado di socialità che si manifesta con divisione gerarchica dei soggetti di un gruppo; il maschio

dominante (alfa) di solito occupa la postazione più elevata.

Durante la notte o nelle ore eccessivamente calde si riparano in rifugi di vario tipo (tane scavate, anfratti naturali etc.).

 

BRUMAZIONE

 

I draghi barbuti vivono in un’area geografica subtropicale in cui avvengono variazioni climatiche stagionali ben definite, con

variazione nell’intensità della luce e di temperatura che si ripercuotono sulla loro attivita

Durante il periodo invernale, che in Australia va da giugno ad agosto, molte popolazioni di questi sauri vanno in brumazione,

rimangono in pratica in uno stato di metabolismo rallentato all’interno di qualche rifugio. Per brumazione s’intende una

diminuzione stagionale d’attività legata ad un abbassamento della temperatura ambientale; non è un vero e proprio letargo,

che invece avviene a temperature più basse e con altri meccanismi fisiologici e metabolici.

In linea di principio se un animale in natura vive in aree geografiche che lo costringono ad un periodo d’ibernazione è

consigliabile anche in cattività permettere che questo avvenga perché sembra sia importante per il suo benessere generale e

soprattutto per il corretto assetto ormonale. La temperatura di brumazione in cattività è mantenuta sui 18°C ed il

fotoperiodo diminuito a 6-8 ore di luce.

Anche in condizioni costanti di temperatura, illuminazione ed umidità, con l’arrivo della stagione fredda (ottobre - novembre

nel nostro emisfero) i pogona tendono a diminuire il metabolismo presentando una certa letargia e diminuzione d’appetito. Si

può assecondare questo naturale comportamento abbassando gradatamente temperatura ed illuminazione fino ad arrivare a

18°C e 6-8 ore di luce. Prima di arrivare a questi parametri dovranno attraversare un periodo di transizione di quattro

settimane: per due settimane non si somministra cibo, passato questo periodo si riducono gradualmente la temperatura e le

ore di luce in altre due settimane fino ad arrivare ai valori già detti. Raggiunti i parametri di brumazione, gli animali si tengono

in questa condizione per 6-8 settimane; la luce può essere completamente spenta, lo stesso si può fare con i sistemi di

riscaldamento, sempre che la temperatura del locale in cui è alloggiato il terrario non scenda sotto i 18°C. L’acqua deve

sempre essere lasciata a disposizione, mentre il cibo può essere offerto una volta a settimana o non essere messo

disposizione.

Durante il periodo di brumazione, i pogona rimangono inattivi nel rifugio o in ogni caso nascosti. Non dovrebbero perdere

peso perché il metabolismo è rallentato, in caso avvenisse è opportuno controllare che non sia in corso qualche evento

patologico. Può essere fatto un bagno in acqua tiepida riscaldata in modo graduale (dai 18 ai 28-30°C) con l’animale

immerso, in questo modo si controlla se con l’aumento della temperatura il soggetto si riattiva normalmente e

contemporaneamente gli si dà possibilità di reidratarsi nel caso la perdita di peso fosse dovuta a disidratazione. Se si

sospetta che l’animale non sia perfettamente in salute deve essere fatto visitare ed eventualmente risvegliato gradualmente e

mantenuto sveglio e al caldo per effettuare le cure del caso.

Terminato il periodo previsto per la brumazione, la temperatura e l’illuminazione saranno riportate gradatamente ai valori

standard nell’arco di un paio di settimane.

Solamente soggetti sani possono subire la brumazione, quindi è opportuno che siano precedentemente visitati e che sia

effettuato almeno un esame delle feci per la ricerca di parassiti e se necessario l’adeguato trattamento medico.

 

COMUNICAZIONE E SEGNALI CORPOREI

 

In natura il maschio dominante s’incarica di difendere il territorio da altri maschi adulti. Prima di passare all’aggressione vera

e propria esprime il suo intento con una serie di segnali corporei come l’estroflessione e l'annerimento della barba, soffi

minacciosi, lo spalancare la bocca, l’agitare la coda, il fare piccoli salti incurvandosi, dondolare la testa su e giù. Durante il

corteggiamento sono utilizzati alcuni di questi segnali ed altri come l’inclinazione della testa e del corpo, flessioni, rotazione

degli arti etc.

 

Estroflessione della barba

In caso di nervosismo, eccitazione o a scopo di minaccia i draghi barbuti possono estroflettere la pelle della gola grazie

all’apparato ioideo (un’impalcatura di sottili ossa), in questo modo frontalmente appaiono con una sorta di barba circolare

dai margini appuntiti. La pelle della gola inoltre può divenire nera nei maschi ed a scurirsi con minore intensità nelle femmine.

Quest’atteggiamento può essere accompagnato da apertura della bocca, sibili e soffi e dal sollevamento del corpo sulle

quattro zampe.

 

Head bobbing

 

(Movimento a scatti della testa in senso verticale)

E’ un comportamento comune a tutti gli agamidi ed a molti altri sauri ed a volte è accompagnato anche da analogo

movimento della prima parte del tronco; lo eseguono soprattutto durante il corteggiamento e per dare segnali di gerarchia. Il

segnale di risposta di un maschio subordinato o di una femmina non recettiva è l’"arm waving".

 

(Movimento circolare di un arto anteriore)

La circonduzione degli arti anteriori è un segnale di sottomissione che serve a calmare il maschio dominante. Consiste nel

fare ruotare alternativamente gli arti anteriori.

In natura la gerarchia è mantenuta grazie a vari segnali rituali che servono a limitare i combattimenti e a stabilire le

precedenze alimentari e riproduttive. A volte quando i segnali non sono sufficienti si arriva allo scontro fisico. In cattività la

minor disponibilità di spazio fa sì che gli scontri possano essere più frequenti e gravi. Allevati in gruppo, questo dovrebbe

essere composto di un maschio e più femmine. All’interno dell’harem si stabilirà un sistema gerarchico mantenuto con gli

stessi meccanismi ma con manifestazioni più moderate.

Il rituale di corteggiamento è orientato a far apparire il maschio più grande e forte ed a mostrare la parte dorsale del corpo:

è gonfiata la barba e contemporaneamente si esegue l’head bobbing, la pelle della gola ed in alcuni soggetti la parte

terminale della coda cangiano in nero, il tronco è sollevato da terra ed a volte inclinato lateralmente, la coda è fatta

ondeggiare lentamente orizzontalmente.

La femmina recettiva si appiattisce e quando pronta all’accoppiamento solleva leggermente la coda. Durante

l’accoppiamento, il maschio morde sul dorso del collo la femmina standole sul dorso e appone la sua cloaca a quella della

femmina. L’accoppiamento avviene mediante uno dei due emipeni.

 

CONVIVENZA CON ALTRI ANIMALI

 

Quarantena

Prima di considerare la possibilità di tenere nello stesso terrario diversi animali della stessa specie o di specie diverse o

addirittura di ordini diversi è importante parlare della quarantena.

Un adeguato protocollo di quarantena è importante per proteggere gli animali già in possesso. Tutti i nuovi arrivi dovrebbero

essere sottoposti ad una visita completa e ad esami per evidenziare eventuali segni di malattia. Anche se l'animale è negativo

a visita ed esami e quindi apparentemente sano, va isolato in una zona diversa rispetto agli altri animali.

La durata del periodo di quarantena dovrebbe essere di almeno 1-2 mesi, ma per certe malattie potrebbero essere

necessari anche 6-12 mesi.

Durante il periodo di quarantena l'animale va tenuto sotto osservazione per l'insorgenza di segni clinici, visitato e sottoposto

ad esami per la ricerca dei parassiti (soprattutto parassiti intestinali e cutanei).

Se insorgono sintomi di malattia la quarantena va naturalmente prolungata fino a risoluzione del problema.

Il terrario di quarantena dovrà contenere il minimo indispensabile di accessori per garantire il benessere dell’animale: il

substrato, che sarà rappresentato da carta da rinnovare giornalmente, una ciotola per l’acqua ed una per il cibo, un rifugio

ed una postazione per l’irraggiamento in materiale facilmente lavabile e disinfettabile. I parametri ambientali anche e

soprattutto nel periodo di quarantena dovranno essere gli stessi già consigliati per il mantenimento in generale.

 

COINQUILINI

 

Stessa specie

In linea di massima i pogona possiedono un certo grado di socialità e possono - con le dovute precauzioni - essere tenuti in

piccoli gruppi o meglio harem costituiti da un maschio e 2-3 femmine. La dimensione del terrario ed il suo arredamento

devono essere tali da minimizzare il più possibile le competizioni e facilitare la fuga degli animali eventualmente aggrediti

(rifugi, diverse zone d'alimentazione, diversi punti caldi etc.). Naturalmente per motivi di spazio vitale non è semplice ricreare

una situazione ideale in terrario, quindi se non è possibile fornire uno spazio ed un’attenzione adeguata si consiglia di

mantenerli singolarmente. Altra cosa importante da considerare è la dimensione dei vari individui tenuti assieme. Gli

esemplari più piccoli se confinati assieme a soggetti più grandi ed aggressivi possono essere psicologicamente intimiditi ed

allontanati dalle zone d’alimentazione e d’insolazione, se non feriti o uccisi; spesso i rettili possono mangiare individui della

stessa specie se la dimensione lo permette e rettili di dimensioni analoghe possono causarsi reciprocamente notevoli danni

fisici.

 

Specie diverse ''Compatibili''

In linea di massima è sconsigliata la convivenza tra specie diverse. Se dovessero essere alloggiate assieme specie diverse,

dovrebbero essere compatibili dal punto di vista ecologico, ossia non devono competere per la stessa nicchia e devono

essere adattate allo stesso identico habitat, cosa tutt'altro che facile.

Ovviamente bisogna considerare l'eventualità di predazione, di aggressività e di dimensioni.

Altra cosa importante, non devono alimentarsi con cibi potenzialmente pericolosi per il coinquilino (per esempio specie

onnivore / insettivore alloggiate con specie strettamente erbivore che all'occasione potrebbero alimentarsi con proteine

animali).

 

Specie diverse da località diverse

Specie provenienti da diverse aree geografiche non dovrebbero essere alloggiate nello stesso terrario. Oltre ad ovvie

considerazioni sul diverso habitat, anche se fosse lo stesso è ugualmente sconsigliabile questo tipo di convivenza perché ogni

animale alberga nel proprio organismo batteri, virus e parassiti. Una determinata microflora batterica o dei parassiti che

possono essere solamente commensali o in equilibrio con una determinata specie possono diventare patogeni e fatali quando

entrano in animali con cui non sono mai venuti a contatto.

 

RIPRODUZIONE

 

Può sembrare ovvio, ma è molto importante la scelta dei riproduttori: i futuri genitori dovranno essere soggetti sani, ben

alimentati, che non abbiano una parentela diretta tra loro e che abbiano almeno un anno d’ età o che pesino almeno

250/300 grammi.

 

DIMORFISMO SESSUALE

Le caratteristiche sessuali secondarie compaiono con la maturità sessuale, che in genere avviene quando gli animali

raggiungono all’incirca i 30 centimetri di lunghezza totale (il che può verificarsi sui sei mesi d’età), quindi è virtualmente

impossibile distinguere il sesso negli individui immaturi.

A parità d’età (e di mantenimento nelle medesime condizioni ambientali ed alimentari), i maschi adulti presentano una taglia

maggiore ed una testa più massiccia. L’apertura cloacale è più ampia nei maschi. I maschi presentano i pori femorali più

grandi e scuri rispetto alle femmine nelle quali a volte sono assenti. Nei maschi osservando la base della coda ventralmente,

questa è più larga rispetto alle femmine e mostra una leggera depressione subito caudalmente alla cloaca.

I maschi sono solitamente più inclini mostrare la barba (colorata di nero quando i soggetti sono particolarmente eccitati), e

frequentemente compiono rapidi movimenti verticali della testa (il cosiddetto "head bobbing").

Gli immaturi possono essere sessati mediante estroflessione degli emipeni ("popping") eseguita comprimendo delicatamente

alla loro base. L’esito negativo di questa prova però non dà la sicurezza che si tratti di una femmina.

 

STAGIONE RIPRODUTTIVA

I draghi barbuti in natura si accoppiano seguendo ritmi stagionali (perlomeno nelle aree geografiche in cui avvengono tali

variazioni), in modo che accoppiamenti e nascite avvengano nel periodo più favorevole.

Nelle aree in cui i pogona subiscono la brumazione, il risveglio da questa diminuzione di attività coincide con l’avvento della

stagione riproduttiva. In cattività quindi per indurre l’accoppiamento può essere consigliabile far subire ai soggetti

riproduttori un periodo di latenza.

 

ACCOPPIAMENTO

 

Per favorire l’accoppiamento è consigliabile tenere separati i riproduttori per alcuni mesi, o per le 6-8 settimane di

brumazione, e riunirli dopo il periodo di latenza. In genere dopo 2-3 settimane dalla fine dell’ibernazione i maschi

cominciano a corteggiare le femmine.

La copula è preceduta da un rituale di corteggiamento da parte del maschio che comprende vari atteggiamenti, quali l’head

bobbing, l’estroflessione e lo scurimento della barba, in alcuni soggetti lo scurimento dell’apice della coda, il sollevamento

del corpo sulle zampe e l’inclinazione laterale per mostrare il dorso. La coda può essere mossa sinuosamente con lenti

movimento laterali.

Le femmine possono reagire in vario modo con l’arm waving, scappando, raggomitolandosi, a volte affrontando il maschio

con l’head bobbing; poi se recettive, accettano il maschio appiattendosi al suolo e sollevando leggermente la coda. Il

maschio sale sul dorso della femmina, la afferra con la bocca sulla regione cervicale e fa combaciare la propria apertura

cloacale con quella della femmina per introdurre un emipene nella cloaca. Il maschio durante la copula utilizza un solo

emipene. La copula dura generalmente poco più di un minuto e può ripetersi più volte durante la giornata.

In alcuni casi il maschio può essere particolarmente violento e causare danni fisici alla compagna, da lievi ferite

amputazioni di dita e coda, fino a gravi lesioni potenzialmente letali. Per questa ragione è buona norma che l’accoppiamento

sia attentamente monitorato. Disporre di un harem piuttosto che di una coppia è una buona soluzione per dirottare su più

femmine la carica sessuale di questi maschi.

 

GESTAZIONE E DEPOSIZIONE

 

Le prime covate e quelle delle femmine "anziane" (più di 6 anni) generalmente non superano le dodici uova, mentre femmine

di 2-4 anni possono produrre anche una trentina di uova. In generale le covate vanno da 4 a 35 uova (in casi eccezionali più

di 60). Durante il periodo di gestazione, l’alimentazione dovrà essere particolarmente curata in quantità, varietà ed integrata

con calcio. La femmina durante lo sviluppo delle uova passa parecchio tempo sotto la lampada riscaldante. Dopo qualche

settimana dall’accoppiamento si osserva un aumento di volume dell’addome caudale e un'alterazione del profilo dei fianchi

causato dalle uova. La durata della gestazione può essere variabile secondo il numero di uova e delle condizioni di

allevamento (in genere 6 settimane), in ogni caso una diminuzione ed interruzione dell’assunzione di cibo ed un certo

nervosismo generalmente indicano un’imminente deposizione anche se non sempre occorrono. Nei terrari non forniti di

substrato "naturale", in prossimità della data presunta di deposizione si metterà a disposizione della femmina almeno una

cassetta nido dove poter deporre le uova. Questa dovrà contenere della sabbia di fiume leggermente umida per uno

spessore di almeno 15-20 cm. La sabbia dovrà essere ben lavata e preferibilmente sterilizzata. La femmina cercherà un

posto adatto alla deposizione, in genere dove il substrato raggiunge una temperatura di 25-30°C ed ha nello stesso tempo

un’umidità adeguata. Queste operazioni di scavo e di ricerca del luogo adatto potranno iniziare diverso tempo (anche un

mese) prima della deposizione. Durante questo periodo se è utilizzata una cassetta nido è opportuno mantenere pulita e

sempre leggermente umida la sabbia. Dopo aver deposto, la femmina ricopre il nido e lo camuffa abilmente tanto che è

spesso difficile capire dov’è e l’unico indizio dell’avvenuta deposizione è il dimagramento della madre. Nell’alloggiamento in

harem o coppie è sempre opportuno allontanare il maschio qualche settimana prima della data presunta per la deposizione.

 

FERTILIZZAZIONE RITARDATA

 

I pogona, come molti altri rettili, hanno la possibilità di immagazzinare spermatozoi nell’ovidotto per un certo periodo,

fenomeno chiamato anfigonia ritardata. Possono quindi depositare diverse covate da un solo accoppiamento; sono state

documentate fino a sette covate dopo un solo accoppiamento. Gli spermatozoi sono immagazzinati nel receptaculum

seminis, una struttura allungata, tubolare e ramificata che si trova vicino alle ghiandole del calcio nell’ovidotto.

 

INCUBAZIONE

 

Per ottenere una percentuale di schiusa più alta possibile, le uova saranno rimosse e poste in un’incubatrice, prestando

attenzione a non girarle sottosopra per non danneggiare l’embrione. Sarà opportuno aspettare qualche ora prima di

rimuoverle per aspettare che s’induriscano.

Il substrato più utilizzato per l’incubazione delle uova dei rettili è la vermiculite. Le uova vanno interrate per circa metà nella

vermiculite umida (rapporto vermiculite:acqua di 1:1 in peso, ad es. 100 g vermiculite e 100 g d’acqua) e distanziate l’una

dall’altra 3 centimetri. Bisogna tenere presente che le uova durante l’incubazione aumenteranno di dimensione.

La temperatura d’incubazione preferibile è di 26-31°C; sopra quest’intervallo occorrono gravi danni e morte embrionale,

temperature al di sotto sono meno pericolose (secondo alcuni autori potrebbero essere incubate fino ad un minimo di 22°C,

ma potrebbero esserci delle ripercussioni negative sull’embrione legate a ritardo nello sviluppo e ad un eccessivo

prolungamento dei tempi d’incubazione). A queste temperature la schiusa avviene tra i 55 e gli 86 giorni dalla deposizione,

con tempi più lunghi corrispondenti alla più bassa temperatura d’incubazione. Le uova non vitali, ammuffite, scure, collassate

vanno eliminate. La vitalità delle uova può essere valutata mediante speratura, vale a dire guardandole controluce utilizzando

una fonte di luce concentrata. Una volta a settimana bisognerà controllare le uova per eliminare quelle non vitali ed il

substrato per il grado d’umidità. Durante il periodo d’incubazione è importante che l’umidità atmosferica sia alta (85%), ma

le uova non devono essere bagnate, a questo proposito bisognerà prestare attenzione a cosa si usa per coprire l’incubatrice

per fare in modo che le gocce di condensa del coperchio non cadano sulle uova, eventualmente utilizzando una copertura

inclinata.

 

SCHIUSA E GESTIONE DEL NEONATO

 

Uno o due giorni prima della nascita le uova cominceranno a presentare sul guscio delle goccioline d’acqua. I piccoli

generalmente nascono in tempi molto vicini l’uno dall’altro, di solito entro 24 ore dalla prima schiusa. Osservando per la

prima volta una covata in schiusa si può avere la tentazione di aiutare i piccoli ad uscire dall’uovo, perché sembrano sfiniti e

troppo deboli per farlo. L’uscita dall’uovo non è un processo rapido e continuo: la lucertolina fa dei movimenti energici, poi

si ferma immobile a riposarsi spesso con gli occhi chiusi e dà l’impressione di essere morta o poco vitale. Il più delle volte va

tutto bene ed è opportuno non cedere alla tentazione di aiutarli ad uscire, in modo da evitare con manualità scorrette di ferirli

e di danneggiare i vasi ombelicali che possono essere ancora collegati al sacco vitellino. Immediatamente dopo la schiusa i

neonati vanno mantenuti su di un substrato di carta morbida leggermente inumidita, ad una temperatura di circa 30°C, fino a

che non si sarà completamente riassorbito il sacco vitellino. Questo per evitare infezioni o prolassi del sacco vitellino

attraverso la cicatrice ombelicale.

Passato questo periodo, i neonati vanno mantenuti nelle stesse condizioni ambientali (fotoperiodo, luce,

temperatura/gradiente termico, umidità) già descritte per gli adulti. Inizialmente si utilizzeranno piccole teche da 80 X 60 X

40 per 4-5 esemplari, con arredamento essenziale in cui sia compreso almeno un rifugio e del substrato di carta. Si consiglia

di separare la covata in gruppi di pochi soggetti per monitorare più efficacemente ogni singolo esemplare, per evitare

eccessive competizioni per il cibo e per separare soggetti più deboli o eccessivamente aggressivi.

L’acqua da bere sarà messa a disposizione con una ciotola bassa, ed eventualmente nebulizzata almeno una volta il giorno.

Inizialmente se sembra non utilizzino la ciotola, si può "insegnarne" loro l’utilizzo mettendoli per qualche volta direttamente a

bagno. Si potrà utilizzare carta come substrato; è assolutamente invece da evitare la sabbia, poiché i giovani sono soggetti a

costipazioni potenzialmente letali ancor più degli adulti. L’alimentazione sarà la stessa che per gli adulti, ma adeguatamente

dimensionata e naturalmente integrata con calcio. In linea di massima sono sicuramente più attratti dagli insetti, ma possono

essere abituati precocemente ai vegetali.

 

GESTIONE SANITARIA E MEDICINA PREVENTIVA

 

Per far sì che gli animali si mantengano in salute, è molto importante che siano rispettate alcune semplici, ma a volte disattese

norme igieniche e gestionali.

 

IGIENE GENERALE

Rispettare un rigido protocollo di quarantena.

Rimuovere le feci più frequentemente possibile. A questo proposito spesso i draghi barbuti defecano sempre o con

maggiore frequenza su di un unico posto, quindi può essere utile interrare in quella zona una cassetta di plastica ed

oltre a rimuovere le feci di volta in volta, si può svuotare e disinfettare periodicamente il contenitore.

Il substrato andrà cambiato quando necessario, ma comunque almeno una volta l’anno ed in quell’occasione va

eseguita una pulizia e disinfezione a fondo di tutto il terrario.

Lavare e disinfettare periodicamente (almeno una volta a settimana) le ciotole per l’acqua ed il cibo.

Rimuovere giornalmente il cibo non consumato.

Cambiare l’acqua da bere ogni volta che si sporca.

Lavare e disinfettare gli elementi decorativi, i rifugi e gli altri accessori una volta il mese.

 

 

 

Cerca nel sito

Contatti

IL CLUB DEL CAIMANO Milano 3289652471 Ci trovate in zona Forlanini
Crea un sito web gratis Webnode